Archivio di ottobre 2015

Gli aspetti Iniziatici e spirituali della Carboneria

Gli aspetti Iniziatici e spirituali della Carboneria

La Carboneria oltre ad essere un elemento chiave del risorgimento Italiano, fu anche un ordine iniziatico a tutti gli effetti, un ordine desideroso di ritrovare e di lavorare quei principi iniziatici che una certa massoneria aveva, ormai, abbandonato in favore di un progressivo clientelismo borghese. Molte pagine d’inchiostro reale o virtuale, sono state vergate sull’aspetto socio-politico della carboneria, ma quasi nulla su quello iniziatico, tanto che la maggior parte delle persone crede che la Carboneria sia stata solo un movimento reazionario di matrice politica. Nel presente testo non ci occuperemo dell’aspetto socio-politico o rivoluzionario della Carboneria, ma di quello iniziatico che presenta aspetti molto interessanti per lo studioso, nonché per l’iniziato appartenente ad una corrente iniziatica occidentale.

La Carboneria affonda le sue radici in diverse organizzazioni iniziatiche di tipo massonico. Fra di esse vi sono l’Ordine massonico è il Rito Scozzese Antico ed Accettato (da qui in poi abbreviato in R.S.A.A). Vediamo, infatti, confluire nei suoi rituali gli elementi fondanti dell’Ordine (composto dai gradi di Apprendista, Compagno e Maestro) ai quali si uniscono tematiche alchemiche e cristiane tipiche del R.S.A.A. Anche i regimi egizi hanno concorso a fornire elementi per la costruzione iniziatica della Carboneria[1].

Nelle riflessioni che seguiranno vi sono sicuramente elementi che non sarebbero potuti essere appannaggio del carbonaro, tuttavia magari anche inconsapevolmente i carbonari hanno mutuato, dal corpus di rituali massonici, dei simboli archetipici molto importanti. Gli archetipi non hanno un corpo specifico, ma solo, anche se in certi casi sia molto ricco, uno schema generale di sviluppo. Non tutte le piante di ulivo, seppur provenienti sempre dal seme dell’ulivo, sono uguali, quanto si svilupperanno dipenderà dal terreno, dal clima e dalle cure, inoltre, ciascuna configura il proprio sistema di rami secondo le condizioni esterne. Lo stesso vale per il simboli archetipici, il loro sviluppo ed il livello di approfondimento nella conoscenza delle possibilità dipendono dalle condizioni esterne, come Tempo, Luogo, Cultura etc…

Ad esempio è molto significativo il fatto che fra le decorazioni dei buoni cugini vi fosse una “rosa bianca”, attaccata dalla parte del Cuore per gli Apprendisti, all’estremità di una fascia che andava dalla spalla destra al fianco sinistro (“Milza”) per i Maestri e per i Gran Maestri al centro delle due fasce incrociate all’altezza del petto (“Sterno” o “Plesso Solare”)[2].

Cuore, Milza, Plesso Solare e Plesso Sacro, oltre ad avere funzioni biologiche naturali, hanno anche funzioni inerenti i corpi sottili dell’uomo, pur sempre legati alla natura. Vi è però anche un altro piano sul quale questi giocano un ruolo importante, anzi fondamentale, ed è quello spirituale.

Sul piano materiale, il Cuore è legato all’emotività, la milza all’ingresso degli eteri naturali che alimentano il corpo fisico e quelli sottili, il fluido astrale invece penetra nel sistema attraverso il fegato, lo sterno irradia verso l’esterno lo stato del Cuore e quindi l’emotività e il Plesso Sacro è lo specchio del subconscio.

Vediamo, ora, le corrispondenze di queste strutture biologiche sul piano Spirituale. Sia chiaro però che tali funzioni possono divenire attive se e solo se l’uomo si impegna in un serio lavoro spirituale, secondo un metodo scientificamente strutturato a tal fine, come era il caso delle Scuole dei Misteri dei tempi andati ma anche di quelle che ai nostri giorni sono rimaste coerenti con l’antica missione.

Sul piano Spirituale il Cuore, ma non l’emotività, è la porta d’accesso all’uomo interiore, al vero uomo perso nella foresta. La Milza è la porta d’ingresso degli eteri che alimentano l’essere, anche di quelli con i quali dovrà costruirsi il corpo dell’uomo interiore, il cosiddetto “corpo di gloria”. Lo Sterno è l’osso contrale dal quale affluiscono le sette costole superiori, ed ha la funzione d’irradiare, sia verso l’interno, sia verso l’esterno, quanto proviene dalla Porta del Cuore. Per quanto riguarda il Plesso Solare, questo è legato al Desiderio e quindi simboleggia l’essere infiammato da un profondo desiderio di salvezza dalle insidie della Foresta. Il Plesso Sacro, infine, funge da specchio per la Luce, che deve così essere riflessa in tutto il sistema umano.

Riassumendo, l’Apprendista, deve orientarsi sul principio unico, sull’immagine dell’uomo originale, il Maestro grazie al suo lavoro deve consentire una giusta alimentazione eterica, il Gran Maestro deve essere, come direbbe un martinista, un Uomo di Desiderio, un Buon Cugino infiammato dal desiderio di Salvare dalla Foresta tutti i Pagani dispersi e chiaramente anche se stesso in quanto uomo fra gli uomini. Animato da questo “santo fuoco” deve condurre tutta la propria vita facendo scaturire tutti i suoi atti da tale fuoco e consumandovi quelli che provengono dalla sua natura inferiore. Grazie ad un tale stato di vita il Gran Maestro può irradiare la forza dell’atto dentro di sé alimentando la propria fede, la propria speranza, riconoscendo così l’operato dell’Amore. Nel contempo può irradiare verso l’esterno toccando l’anima dei Pagani dispersi.

Al Buon Cugino che si recava in visita ad una Baracca in occasione di una Vendita veniva chiesto dal Gran Maestro:

Gr. M. – Che portate voi dalla vostra Foresta?
R. – Delle legna, delle foglie, della terra, per costruire, accendere e cuocere un Fornello.[3]

Nel linguaggio Carbonaro la Foresta è il mondo, il proprio mondo, che nello stato di Pagano è pieno d’insidie delle quali non si ha coscienza, ma per il buon Cugino esso è il luogo che fornisce i materiali per poter costruire ed alimentare il Fornello.

Per l’ottenimento di carbone vegetale è necessario che la legna non sia bruciata da un fuoco troppo vivo, quindi, per evitare questo e regolare il fuoco, si usavano, nelle carbonaie, intrecci di legna, foglie secche senza rametti e terriccio senza sassi. Interventi periodici dei carbonai che alimentavano la bocca della carbonaia, o aprivano sfiati, facevano sì che la combustione avvenisse in presenza di poco ossigeno e quindi carbonificasse la legna.

Si tratta di un processo di calcinazione, un processo che separa il minerale dal volatile, che lo purifica estraendone il sale, il corpo autentico.

Tre sono i doni come tre sono anche gli elementi alchemici principali.

Il Sale è il corpo ovvero la Terra.

Il Mercurio è la materia prima dell’opera, è il solvente universale il vero alkaest, è l’Anima di tutti i metalli, ovvero di tutti i corpi. Il Legno è la materia prima per la produzione del Carbone e quindi esso è il simbolo del Mercurio.

Lo Zolfo è il fuoco senza il quale l’opera non può compiersi. Le foglie secche possono essere usate come esca per innescare il fuoco, ma anche come isolante per l’aria, onde regolare la sua intensità nella carbonaia. Le Foglie quindi rappresentano lo Zolfo.

Altre due domande erano poste al visitatore prima di essere ammesso nella Vendita:

Gr. M. -  Non ci recate niente di più?
R. – Fede, Speranza e Carità a tutti i buoni Cugini di questa Camera d’Onore e il desiderio di avere un posto fra voi.

Si tratta delle tre virtù paoline, che figurano anche sui trasparenti posti su tre colonne nel Tempio del Capitolo Rosacroce nel R.S.A.A.

Nel rituale d’iniziazione al grado di Apprendista Carbonaro vi è quello che il rituale definisce il “Battesimo dell’Iniziato”, e che avviene come segue:

II Gran Maestro gli tocca gli occhi, le orecchie, le narici e i labbri con un panno di lino leggermente bagnato nell’acqua, dicendogli successivamente:

- Non vedrete che per mezzo dei nostri occhi.

- Non udirete che per le nostre orecchie.

- Odorerete gli effluvi del nostro Carbone.

- Non parlerete che parole savie.

Il lino è simbolo di purificazione, e la tradizione racconta di un procedimento con il quale mediante il lino, l’acqua e una adeguata, metodica e calibrata esposizione alla luce, è possibile accendere il fuoco nell’acqua.

Nel Battesimo dell’Iniziato, il lino bagnato d’acqua è imposto come sigillo, su tutti e cinque i sensi, come a voler significare che questi debbano essere progressivamente purificati, perché in essi possa un giorno divampare il medesimo fuoco dello Spirito che dovrebbe bruciare in ogni fornello.

Prima di poter accendere tale fuoco nel buon cugino, questi deve esservi preparato, e questa preparazione può avvenire solo se si affida alla guida del sistema iniziatico del quale ha deciso di far parte, la qual cosa non deve intendersi come una cieca obbedienza ma come lo zelo necessario a penetrare nell’essenza del lavoro.

1)   “Non vedrete che per mezzo dei nostri occhi.” L’iniziato deve apprendere la “Visione” sulla quale tutto il lavoro si basa, l’insegnamento che delinea questa visione.

2)    “Non udirete che per le nostre orecchie.” L’iniziato deve giungere a condividere il “sentire” comune dei buoni cugini. L’udito è un senso che consente a quanto fuori di noi di penetrare nella nostra coscienza. In apparenza sembra un senso passivo, tuttavia la sua attività sta nel fatto che possiamo scegliere cosa voler sentire. Il detto popolare “non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire” o “senti solo ciò che ti conviene” etc… sono esempi della capacità di questo senso di sintonizzarsi su qualcosa di specifico. Il Pagano perdutosi nella Foresta e che batte alla porta desidera la Luce, quindi è su questa Luce che dovrà imparare a sintonizzarsi, distogliendo il suo ascolto dai rumori incessanti della Foresta, ovvero, di questo mondo.

3)   “Odorerete gli effluvi del nostro Carbone.” Il Carbone è il risultato del lavoro del fornello. Abbiamo visto come gli elementi del fornello siano l’immagine dei tre elementi classici dell’alchimia. Quindi il risultato del fornello è immagine della concretizzazione di un processo alchemico. Ogni vero processo alchemico libera delle forze e produce una materializzazione di tali forze. “Odorare gli effluvi del nostro carbone.” Significa quindi respirare la forza di radiazione liberata dal processo, grazie alla quale possono compiersi i processi interiori necessari all’edificazione del buon cugino. L’olfatto ci consente di riconoscere cosa la nostra coscienza sia disposta ad accettare. Il detto “questa cosa mi puzza”, indica che non ci si fida di una cosa. Quando odoriamo qualcosa per noi di sgradevole, questo può creare reazioni di disgusto, di rifiuto, che possono coinvolgere anche pesantemente il nostro stomaco, causando il vomito. Quali odori siano gradevoli o meno è un fattore soggettivo. L’iniziato, per trarre profitto dal suo lavoro, deve giungere a non avere reazioni di rifiuto rispetto all’insegnamento ed a percepirlo come qualcosa di edificante. Se, invece vi sono reazioni di rifiuto, allora è meglio che l’iniziato torni fra i pagani, vagando ancora nella Foresta, alla ricerca di un’altra porta che conduca ad un tempio a lui più affine.

4)   “Non parlerete che parole savie.” La parola testimonia dello stato d’essere, è l’espressione dell’essere. Questo atto magico che è la parola è legato al senso del Gusto. Il Gusto figurativamente parlando (come riportato nelle definizioni della Treccani) esprime il modo personale e soggettivo di vedere, giudicare e apprezzare le cose, soprattutto con riguardo alle inclinazioni, ai desideri, alle simpatie individuali, inoltre, la capacità di intendere, riconoscere e apprezzare il bello, e specificatamente la bellezza dell’arte. Più in generale significa stile, maniera, modo. Il Gusto, quindi, è l’immagine del nostro stato d’essere e se le parole devono essere savie, in noi deve regnare la saggezza. Chiaramente la saggezza non è lo studio ma la personale esperienza della conoscenza che da l’impronta al nostro modo d’essere, al nostro Gusto. Il divenire saggi è un percorso di crescita progressivo, tuttavia, già al suo inizio un elementare saggezza consente alla coscienza di “mettere un freno alla lingua”, di “pesare le parole”, di “Dare la parola e mantenerla”, di “contare fino a dieci prima di parlare” etc…

Sembra che un senso il Tatto, sia assente, ma in realtà è proprio il senso grazie al quale il detto battesimo può avvenire, è infatti con il tatto che il pagano battezzato percepisce tale battesimo. È il senso grazie al quale può stabilirsi il con-tatto fra il candidato ed il lavoro Iniziatico al quale desidera unirsi. Grazie a questo senso può “toccare con mano” la consistenza del lavoro che gli si presenta, può “tastare il terreno” per capire dove si trova e come muoversi, può “afferrare” la mano tesagli come aiuto per uscire dall’insidiosa foresta nella quale vaga come bendato, può accettare e condurre il combattimento con le fiere che abitano la foresta, nella quale si dovrà recare, “ad occhi aperti”, per raccogliere i materiali necessari al fornello.

 

Bibliografia:

 

  • Le citazioni di rituale e catechismo sono tratte da – Anonimo – Rituali e Società Segrete, Nardini Editore. Da una ricerca d’archivio della R.·.L.·.”Concordia” degli ALAM di Firenze.

Rituale e catechismo in rete:

 

  • Origini della carboneria e sette affini, di Marcello Vicchio, ed Tipheret.
  • Nel 2014 è uscito un testo di sicuro interesse, per quanto concerne la storia e alcuni rituali della Carboneria: “Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)”, Gian Mario Cazzaniga e Marco Marinucci, per i Quaderni dell’Accademia degli Incolti, ed. Gaffi.
  • Molto interessante a proposito delle origini dei diversi gradi è il testo di Marcello Vicchio dal titolo “Origini della Carboneria e sette affini”.


[1] Vedi Origini della carboneria e sette affini, di Marcello Vicchio, ed Tipheret

[2] Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975), Gian Mario Cazzaniga e Marco Marinucci, per i Quaderni dell’Accademia degli Incolti, ed. Gaffi. A pagina 32 sono riportate delle indicazioni tratte dalle carte Dolfi, depositate presso la Domus Mazziniana di Pistoia: << I maestri avranno il camicio bianco e la fascia del medesimo colore del G. M. la quale deve cadere a tracolla dalla spalla diri[t]ta alla sinistra e alla sua estremità starà attaccata la rosa bianca e i nastrini collo scentiglione di argento.

Gli apprendenti avranno la rosa bianca appuntata dalla parte del cuore, coi tre nastrini e lo scentiglione di ferro. Il maestro terribile deve avere camicio nero, con cappuccio cadente sul viso, e la morte in fronte, cinta di raso nero ed un pugnale al fianco.>>

[3] Per la fonte di questa e delle altre citazioni rituali, vedi Bibliografia a fine articolo.