Dal Pimandro. La visione di Ermete – Sogno o iniziazione?

Il primo libro del Codice Ermetico,  Il Pimandro, si apre con la visione di Ermete. Una visione che porta Ermete ad incontrare Dio. Un Dio che si manifesta indefinito, immenso, incommensurabile quale del resto deve essere. Dio è per definizione inconoscibile, inqualificabile ma, comunque, onnipresente e visibile.  Dio-Creatore e Padre deve necessariamente rivelarsi alla Sua creatura preferita, deve far sentire la presenza del padre affinché l’uomo non si senta solo e abbandonato.

Questa rivelazione è necessaria per far comprendere all’uomo che la sua vita, la sua esistenza, non sono limitate al mondo materiale e tangibile, fargli capire che la sua vita va molto al di là della quotidianità e di ciò che è percepibile con i sensi. Dio, rivelandosi, vuole far comprendere all’uomo che è parte di qualcosa di più grande, indefinito, immenso: Dio.

La rivelazione trasforma i prescelti in strumenti di Dio e la loro opera servirà, per coloro che sanno ascoltarli, alla realizzazione del disegno di Dio. Questo è il cammino intrapreso, tra gli altri, da Ermete. E la descrizione presente nel Pimandro consente di avere una visione più chiara del disegno divino.

L’OPERA E IL SUO DIVENIRE

La prima e fondamentale rivelazione che Dio fa ad Ermete riguarda la natura intellettualedell’intero creato. E questo è comprensibile dal come Dio si presenta ad Ermete:  Io sono Pimandro, l’Intelligenza suprema. Io sono quel che tu vuoi e dovunque io sono con te. Il dovunque non va interpretato solo dal punto di vista fisico ma, soprattutto, dal punto di vista immateriale tanto che Pimandro invita Ermete a raccogliere nel suo pensiero tutto ciò che vuole sapere:  essere istruito sugli esseri, comprendere la loro natura e conoscere Iddio. Questo potrebbe anche significare il fatto che Dio permea di Se l’uomo. Dio è nell’uomo ma l’uomo, per la sua imperfezione e mortalità, non è completamente in Dio. L’uomo, assecondando il volere divino, può raggiungere Dio, fondersi con esso e, praticamente, diventare, tramite la conoscenza, parte di Dio.

LA CONOSCENZA: DALL’INTELLIGENZA ALL’UOMO

La conoscenza è una scoperta interiore, intellettuale ma non spontanea. Una conoscenza che necessita di uno stimolo proveniente dall’esterno: l’Iniziazione.

Questo ha vissuto Ermete nel suo incontro con l’Intelligenza Suprema.

L’Iniziazione di Ermete è completa, Dio gli si rivela e rivela come ha operato per dare origine al tutto. Ermete è l’Iniziato per eccellenza, un privilegiato da Dio affinché diventi Suo strumento.

Ermete vede la mutazione che porta dall’Intelligenza alla materia primordiale, vede e sente. Vede una Luce, Dio, e sente la parola di Dio. E’ il rumore della creazione, è il Verbo di Dio. Pimandro spiega a Ermete  quello che in te vede e intende è il Verbo, la parola di Dio; l’Intelligenza è il Dio Padre. Essi non sono separati poiché l’unione è la loro vita. E’ la Parola di Dio che consente all’uomo di comprendere i significati più reconditi, lo stesso Dio è conoscibile attraverso la Parola in quanto questa promana da Dio Padre, l’Intelligenza Suprema e creatrice. Ermete ha fame di conoscenza e il suo essere limitato, in quanto uomo, lo porta a interloquire continuamente con Dio. Vuole sapere tutto ciò che riguarda il suo mondo sensibile, l’origine degli elementi della natura. E’ solo all’inizio della scoperta. La risposta è necessariamente una: tutto ha origine dalla volontà di Dio per il tramite del Verbo. Tutto nasce dall’Intelligenza suprema, Dio, il Dio maschio e femmina al tempo stesso. Dalla volontà di Dio che, avendo preso il Verbo e contemplandovi il mondo bello, l’imitò e costruì il mondo con elementi presi da sé stessa e con germi d’anime. L’Intelligenza, il Dio maschio e femmina insieme, che è vita e luce, generò, mediante il Verbo, un’altra Intelligenza creatrice, il Dio del fuoco e dello spirito che formò, a sua volta, sette ministri racchiudenti nel loro circolo il mondo sensibile; e il loro governo dicesi Fato.

Compiuta l’opera, il Verbo di Dio si riunisce al Padre lasciando gli elementi inferiori e privi di ragione allo stato di pura materia, inermi. L’intervento divino si completa dando l’energia necessaria al compimento dell’opera creatrice:  Il pensiero creatore insieme col Verbo, avvolgendo i cerchi e imprimendo loro una rotazione rapida, riportò le sue creazioni su loro stesse e le fece girare dal loro principio indefinito alla loro interminabile fine, poiché sempre esse cominciano là dove finiscono. La rappresentazione in cerchi, o meglio sfere concentriche, esplicita chiaramente quest’ultima affermazione. Da quest’azione ulteriore hanno origine gli elementi inferiori, le creazioni inferiori, la separazione delle acque dalla terra. Nascono gli animali adatti ai diversi elementi. Ma il Dio Padre si riserva un’ulteriore creazione, l’uomo. Si riserva la creazione del suo figlio prediletto, la sua immagine terrena, materiale. Ma l’Intelligenza, origine di tutte le cose, che è vita e luce, generò l’uomo simile a sé e l’amò come la sua creatura poiché era bellissimo e riproduceva l’immagine del padre. Dio amava dunque, in realtà, la sua propria forma. L’uomo nasce dunque dall’amore di Dio. Con l’Uomo Dio è stato benevolo e forse proprio da questa predilezione ha origine la presunzione dell’uomo. L’uomo conosce Dio, ne conosce la potenza e con un estremo atto di presunzione imita Dio. L’uomo diventa creatore   e lo diventa anche per amore. L’amore per la propria immagine. E questo sovrano del mondo e degli esseri mortali e privi di ragione emerse, attraverso l’armonia, rompendo la potenzadei cerchi, e rivelò alla natura inferiore la bella immagine di Dio. E riguardandone la meravigliosa bellezza dove tutte le energie dei sette ministri erano uniti alla forma di Dio, sorrise d’amore poiché aveva visto l’immagine della bellezza dell’uomo nell’acqua e la sua ombra sulla terra. Ed egli, riguardando nell’acqua il riflesso della propria forma, s’innamorò di lei e volle possederla. L’energia accompagnò il desiderio e la forma, priva di ragione, fu concepita. La natura s’impadronì del suo amante  e l’avvolse tutto, ed essi s’amarono. (Creazione della donna ). Qui è evidente la differenza tra questo testo ermetico e il testo biblico.

Ed ecco perché, solo fra quanti esseri vivono sulla terra, l’uomo è duplice, mortale nel corpo, immortale nella sua essenza. Immortale e sovrano di tutte le cose, è sottomesso al fato che governa ciò che è mortale; superiore all’armonia del mondo, egli è schiavo dell’armonia; è maschio e femmina come suo padre e, superiore al sonno, è dominato dal sonno.

La presunzione  dell’uomo, dettata dall’amore per se stesso ne ha determinato l’aspetto mortale. In origine l’uomo, in quanto perfetta creatura di Dio, era androgino e immagine del suo creatore ma, una volta fattosi creatore, causò la separazione dei sessi.  Ecco il mistero che è stato finora nascosto. La natura unita all’uomo ha prodotto la più straordinaria meraviglia. Essendo, come t’ho detto, composta d’aria e di fuoco come i sette principii dell’armonia, la natura non s’arrestò, ma subito generò sette uomini, rispondenti ai sette ministri, androgini e d’un ordine superiore.  La generazione di questi sette uomini, come ho detto, ebbe luogo in questo modo. La terra era femmina, l’acqua generatrice; il fuoco fornì la maturità, l’aria il soffio, e la natura produsse i corpi di forma umana. L’uomo ricevette dalla vita e dalla luce l’anima e l’intelligenza; l’anima gli venne dalla vita, l’intelligenza dalla luce. E tutti i membri del mondo sensibile rimasero così fino alla perfetta evoluzione dei principi e dei generi. Essendo finito il periodo, il legame universale fu sciolto dal volere di Dio, poiché tutti gli animali, prima androgini, furono divisi nello stesso tempo come l’uomo e si formarono i maschi e le femmine. Allora Iddio disse la parola santa : “ Crescete in accrescimento e moltiplicate in moltitudine, voi tutti, opere e creature mie; e colui che ha l’intelligenza sappia che è immortale e che la cagione della morte è l’amore del corpo, e conosca tutti gli esseri.  Dopo queste parole, la sua provvidenza unì le coppie secondo leggi fatali e armoniche, e stabilì le generazioni. E tutti gli esseri si moltiplicarono per generi. E colui che conobbe sé stesso  .arrivò al bene perfetto, ma colui che, per un errore dell’amore, amò il corpo, quegli va errando nelle tenebre, sottomesso, per i sensi, alle condizioni della morte .

L’Intelligenza Suprema, a cui tutto è concesso, non ostacola l’opera dell’uomo e della natura. Accetta l’opera della natura e la creazione dei sette uomini corrispondenti ai sette ministri (principi) dell’armonia, uomini diversi dall’uomo comunemente inteso. Androgini e superiori ad esso. In pratica Dio accetta di condividere in parte il dominio con degli dei di rango inferiore.

IL LIBERO ARBITRIO  DELL’UOMO  - L’OSCILLAZIONE TRA MORTALE E IMMORTALE

Una volta dato origine al tutto, Dio interrompe il legame stretto con la sua creazione e lascia che le sue creature (ormai distinte in maschi e femmine) proseguano la Sua opera.Nel rompere questo legame universale ammonisce l’uomo (l’unico dotato d’intelligenza), ricordandogli la sua immortalità e indicandogli la causa della morte: l’amore per il corpo ”perché il nostro corpo proviene da quella lugubre oscurità ond’è uscita la natura umida di cui il corpo è formato nel mondo sensibile, donde deriva la morte. La morte non riguarda solo l’aspetto corporeo, infatti ad essa è associato il destino di colui che per amore eccessivo del corpo tralascia il suo aspetto determinante ovvero il fatto di essere nato dalla luce e dalla vita. Dio e il Padre dal quale l’uomo è nato sono luce e vita. Quindi solo la conoscenza, il sapere di provenire dalla Luce e dalla vita potranno consentire all’uomo di ricongiungersi con il Creatore. Se dunque tu sai d’essere uscito dalla vita e dalla luce e d’esserne formato, tu correrai verso la vita.

Pimandro rivela quindi ad Ermete la strada da seguire:  L’uomo che ha l’intelligenza  -rispose il Dio – conosca sé stesso.

L’affermazione potrebbe sembrare semplice e scontata ma giustamente Ermete, l’illuminato, sottolinea con la sua domanda un aspetto insito nella stessa L’uomo che ha l’intelligenza. Quindi esiste una distinzione tra gli uomini, ovvero la distinzione tra coloro che sono dotati d’intelligenza e quindi vicini al Dio Padre e quelli che invece ne sono privi e destinati a vagare nelle tenebre primordiali.

Pimandro spiega le cause di tale distinzione:  Io, l’Intelligenza, assisto i santi, i buoni, i puri, i caritatevoli, coloro che vivono in pietà. Il mio potere è per loro un soccorso e così essi  conoscono tutto ed invocano il Padre con amore e gli dedicano le azioni di grazia, benedicendolo, e gli cantano gl’inni con passione, e, prima d’abbandonare il loro corpo alla morte, detestano i sensi di cui conoscono le opere, o piuttosto, io, l’Intelligenza, non lascerei compiere le opere del corpo; come un portinaio io chiuderei la porta alle opere cattive e detestabili, rimovendone i desideri. Ma in quanto agli stolti, ai cattivi, ai viziosi, agli invidiosi, agli avidi, agli assassini ed agli empii, io sono lontano da loro e li abbandono al dèmone vendicatore che versa nei loro sensi un fuoco penetrante, li spinge sempre più verso il male per aggravare la loro pena e, senza posa, eccita le loro passioni con insaziabili desideri e come nemico invisibile, li tortura e ravviva in essi la fiamma inestinguibile.

DALLA MORTE ALL’ETERNITÀ IN DIO

Ora Ermete ha la conoscenza del tutto e il suo percorso iniziatico è quasi concluso. Manca solo un aspetto.

Ermete vuole arrivare alla conoscenza del percorso finale, l’ascensione al Padre. Pimandro, avendolo scelto per stimolare nell’uomo la conoscenza e impedirgli di smarrirsi sulla strada che lo porterebbe a vagare nelle tenebre non può certo negargli una risposta sull’argomento.  Sul principio,  - disse Pimandro  - nella dissoluzione del corpo materiale, questo consegna sé stesso alla trasformazione; sparisce la forma che tu avevi; il carattere, perdendo la sua forza, è consegnato al dèmone: i sensi tornano alle loro sorgenti e, diventati delle parti, si confondono tra le energie. Le passioni e i desideri rientrano nella natura irrazionale; ciò che resta s’innalza così attraverso l’armonia, abbandonando alla prima zona la facoltà di crescere e decrescere, alla seconda l’industria del male e l’inganno divenuto impotente, alla terza l’illusione ormai incapace di desideri, alla quarta la vanità del comando che non può più essere soddisfatta, alla quinta l’arroganza empia e l’audacia temeraria, alla sesta l’attaccamento alle ricchezze ora senza effetto, alla settima la menzogna insidiosa. E, spogliato così di tutte le opere dell’armonia, giunge all’ottava zona, non avendo più che il suo proprio potere, e canta, con gli esseri, inni in onore del Padre. Quelli che sono colà gioiscono nella sua presenza, ed egli, divenuto simile a loro, ode la voce melodiosa delle potenze che sono al disopra dell’ottava natura e cantano le lodi di Dio.

E allora salgono, per ordine, verso il Padre e s’abbandonano alle potenze e, divenuti tali, nascono in Dio. Questo è il bene finale di quelli che posseggono la Gnosi: divenir Dio. E tu che aspetti? Perché, avendo tu saputo tutto, non mostri la via agli uomini affinché, per tuo mezzo, il genere umano sia salvato da Dio?

CONCLUSIONE

Si compie così il percorso, finisce lì dove era iniziato sottolineando quanto già affermato, ovvero che tutto inizia lì dove finisce.

L’uomo, o meglio l’anima dell’uomo parte dall’alto (l’ottava zona) e nel passaggio attraverso i cerchi sottostanti (i sette ministri che rappresentano il mondo sensibile) diventa l’essere che noi conosciamo.

Nella sua discesa l’anima umana arriva a perdere cognizione di sé e viene corrotta dal materialismo. Il materialismo è il vero nemico della nostra parte immortale, ci porta a dimenticare e a volte a negare la nostra originaria immortalità.

Nel percorso inverso l’uomo si riunisce al Dio Padre e conosce ciò che noi aspiriamo a conoscere: noi stessi e Dio. L’Iniziazione diventa così lo strumento che ci consente di percorrere la lunga strada che inizia nel mondo sensibile e arriva a Dio.

p.l.m.

 

 

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